Ieri ho fatto l’esame della vista. L’ottico cambiava le lenti a quei finti occhiali che si usano in questi casi e ogni volta quello che vedevo cambiava. Il rosso era piu’ rosso il verde piu’ verde. Le righe verticali erano tutte nere, ne ero sicuro. Poi l’ottico cambiava la lente e ora le vedevo azzurre, anche stavolta ne ero certa. Nuovo cambio di lente e nuova visione: ora le righe erano una azzurra e una nera.
Quando vediamo qualcosa siamo certi che sia la realtà’. E se invece la realta’, piuttosto che essere qualcosa di definito e oggettivo fosse il frutto di chi guarda” delle nostre lenti che sono sempre diverse in ogni dato momento e che cambiano seconda di chi guarda.
Ma allora come dare senso a cio’ che un senso non ce l’ha? (Credits Vasco Rossi). O almeno il senso c’e’ ma io sono a crearlo e il senso e’unico per me ed e’diverso dal senso che un altro darebbe allo stesso oggetto, evento, persona o situazione.
La psicoterapia fenomenologica studia il legame intrinseco da chi guarda e cio’ che viene guardato. La realta’ esiste solo in quanto sono io, con la mia storia, le mie emozioni, a guardarla.
L’unico modo in cui una terza persona, il terapeuta, puo’ arrivare a capire questo legame indissolubile tra il soggetto e l’evento, e’ tramite il racconto che il soggetto fa della sua, specifica, esperienza. Le parole possono restituire l’esperienza. Le parole, recepite e restituite con metodo dal terapeuta al paziente, possono sciogliere i nodi, ridare senso, e curare.
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